Saturday, June 12, 2010

Alta Infedeltà

Filippo � un uomo sposato col vizio delle donne e delle menzogne. Legato a Magda senza amore e dentro una villa borghese alle porte di Roma, l’uomo � alle prese con una nuova e biondissima amante, che ignora il suo stato civile e ha appena acquistato la casa di fronte alla sua. Allarmato chiede aiuto a Giorgio, consigliere riluttante e amico arrendevole, che da sempre e suo malgrado gli risolve problemi e lo solleva da situazioni scomode. Questa volta per� le cose sembrano mettersi male per Filippo e le sue bugie ben edificate crollano sotto i colpi assestati da una messe sconcertante di personaggi in cerca di un amante, una figlia, una fidanzata, un incendio, una bottiglia di whisky, un pollo arrosto. Tra corse a perdifiato, ingressi (in scena) trafelati, cene bruciate e crisi d’isteria collettiva, Filippo e signora ritroveranno, ciascuno a suo modo, la via della camera da letto.
Tratto dall’omonima pi�ce teatrale dei fratelli Insegno, Alta infedelt� lascia le tavole del palcoscenico per irrigidirsi nella sua didascalica versione cinematografica. Carlo e Pino debuttano alla regia e dirigono una commedia degli equivoci che frulla melodrammi esistenziali, situazioni surreali, ironie, tradimenti e provocazioni, senza che ci� si traduca in un’identit� o un’impressione di coerenza.
Se l’intento della premiata ditta Insegno era quella di evadere dai confini della teatralit�, l’intenzione fallisce miseramente. Alta infedelt� denuncia le sue origini e l’evidente impianto teatrale, scegliendo, come palcoscenico dell’irrinunciabile struttura a ?numeri? e siparietti, una villa e un divano ?by Natuzzi? (product placement e strumento promozionale all’interno del film). Su quello stesso divano, sollevato, traslocato, disposto e nuovamente rimosso, crollano sfiniti i tanti personaggi e collassa la commedia senza possibilit� di recupero. Gli autori cercano di tenere tutto e tutti in campo con una regia macchinosa, dimenticando che le arguzie e i paradossi del comico risaltano meglio nella semplicit� e nella linearit�. Il precario equilibrio della commedia si sfalda definitivamente nel gioco di attori, dove Pino Insegno vede il proprio primato insidiato da altri mattatori poco propensi al ruolo di spalla: Claudio Insegno con il suo amico mite e ?azzeccagarbugli? (per la sua capacit� di scamparlo dai guai) e Biagio Izzo che entra con abilit� avveduta a met� del film per condirlo con sapori partenopei, con l’unica gag a oltranza e con sgrammaticature del parlato che si vorrebbero esilaranti.
Non aiutano a ridurre il disequilibrio delle parti in commedia le protagoniste femminili, che pi� dei colleghi sembrano ignorare che quello che funziona sul palcoscenico diventa inutile o addirittura dannoso di fronte alla macchina da presa. Lo stile marcato e insistito delle attrici, combinato alle espressioni forzate e a ogni possibile clich� degli attori, rendono il film insostenibile e banalizzano un mezzo d’espressione troppo ricco per lasciarlo ai narratori di storie.

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